Nuovo Quartiere Tiburtino Roma 1949-54
Autore: Ludovico Quaroni (capogruppo) e Mario Ridolfi
Collaboratori: C. Aymonino, C. Chiarini, M. Fiorentino, F. Gorio, M. Lanza, S. Lenci, P. M. Lugli, C. Melograni, G. C. Menichetti, G. Rinaldi, M. Valori
Il Tiburtino è tra i principali quartieri del primo settennio di costruzioni del programma per la piena occupazione (piano “Fanfani”, 1948) e fin dalla sua costruzione è stato visto dalla critica come il manifesto del neorealismo italiano in architettura. Vero laboratorio per il gruppo di diverse generazioni di architetti coinvolti nel progetto, il quartiere raccoglie gran parte delle ricerche sull’abitazione svolte da Mario Ridolfi presso il Centro nazionale delle ricerche e esemplifica la proposta culturale veicolata dalla pubblicazione del Manuale dell’architetto (Usis-Cnr, 1945). Composto di edifici formati da diversi tipi edilizi (a torre, a schiera, in linea) collocati in modo da ricreare la contiguità spaziale della città preindustriale, il quartiere accosta materiali e linguaggi tratti dalla tradizione vernacolare italiana in una forma planimetrica che, pur seguendo le indicazioni date dall’Ina-casa, mostra ancora una certa incertezza nelle sua matrici culturali. Tra i numerosi studi che hanno letto il quartiere nei termini di una trasposizione in architettura di una astratta attenzione al popolo, si segnalano quelli di B. Reichlin che ne tenta una nuova e convincente lettura morfologica in sintonia con i piani sequenza del linguaggio cinematografico, sottolineandone così il grado di novità e sperimentazione rispetto alla tradizione della cultura architettonica italiana del Novecento.